La Social TV in Italia? Più vicina di quanto pensiamo. Intervista a Francesco Soro, Presidente Corecom Lazio
Stefano Chiarazzo
#TTT05
Da bravo studioso dei personaggi radio-televisivi sui social network, non potevo mancare a “Quando la TV e la radio incontrano Twitter”, quinto appuntamento del “Twitter Tips & Tricks”, aperitivo social dedicato agli approfondimenti sull’uso di Twitter.
L’evento si é svolto sabato 26 Maggio in contemporanea a Lecce, Roma, Torino, Bologna e Messina, e ha avuto come relatori Marco Stancati, docente di media planning all’Università Sapienza di Roma, e Francesco Soro, Presidente del CoReCom Lazio.Colpito dall’incredibile discussione esplosa su Twitter intorno all’hashtag #TTT05, ho chiesto ad entrambi di approfondire alcuni spunti, dubbi e commenti emersi dai tweet della serata.

Ringraziandoli entrambi per la grande disponibilità, vi propongo di seguito la prima intervista, a Soro, con cui abbiamo parlato in particolare dello stato dell’arte della Social TV in Italia.

(Un grazie particolare anche a @davide_arnesano, @bruniverso, @danielealario e @M4F4LD1D4 che hanno organizzato la serata romana)

Presidente del Corecom Lazio, l’authority regionale per le comunicazioni con funzioni di governo, garanzia, controllo e consulenza in materia di comunicazioni elettroniche, editoria e audiovisivo, Francesco Soro Ha fondato Next Tv, portale di informazione quotidiana su trend e modelli di business della tv nell’era della convergenza cross mediale.

1. Il portale Next TV nasce con l’obiettivo di analizzare un mercato in rapida evoluzione come l’audiovisivo, per generare idee che spingano l’innovazione. Nel suo intervento al #TTT05 ha parlato in particolare della Social TV. A che punto siamo in Italia rispetto agli altri paesi europei e agli Stati Uniti?

“Credo sia opportuno fare una premessa: tutto il futuro del settore audiovisivo si fonda sulla crossmedialità, il fenomeno di integrazione delle piattaforme che permette di accedere ai contenuti internet – siano essi audiovisivi o non – ovunque noi siamo, in qualsiasi momento. Il fenomeno ha preso avvio da un’evoluzione tecnologica (diffusione di nuovi schermi, in primis), ma i tempi del suo sviluppo saranno dettati in primo luogo dalla diffusione dell’infrastruttura: il broadband.”


“La Commissione Europea, purtroppo, ci dice che da questo punto di vista siamo parecchio indietro rispetto agli altri Paesi europei. Sebbene l’83% delle connessioni internet in Italia siano a banda larga, infatti, solo il 59% delle case sono dotate di una connessione. Siamo quindi lontanissimi dall’obiettivo di copertura totale raccomandatoci dall’Europa.

Raggiungere questo traguardo ci permetterebbe di accelerare la sperimentazione delle nuove opportunità offerte dal mondo della crossmedialità e in questo senso va registrato che oggi l’attenzione è in larga parte concentrata sul fenomeno della Social TV. Far ciò significa creare opportunità di impresa, ma soprattutto riqualificare le competenze professionali di chi nel settore dell’audiovisivo lavora o vorrebbe lavorare per affrontare il nuovo mercato con le necessarie competenze. In questo gli Stati Uniti si stanno rivelando agili, veloci e capaci di interpretare il futuro.”

2. Su tutti i media si cita Twitter, si studiano i tweet come termometro dell’opinione pubblica su temi di attualità, si pesca dagli account dei personaggi famosi come fonte ufficiale. Parliamoci chiaro, é solo un trend del momento o Twitter fungerà sempre di più per creare contenuti per i media mainstream?

“Facciamo un passo indietro. Gli utenti dei social network in questo momento non possono dirsi rappresentativi dell’opinione pubblica perché non consentono un campionamento che rispecchi in maniera fedele la popolazione. Da un punto di vista legale e giuridico, peraltro, le indagini effettuate su Facebook e Twitter, sempre più spesso utilizzate nel corso di programmi televisivi, non possono in alcun modo chiamarsi “sondaggi”, bensì “manifestazioni di opinione”. È bene che si sappia.

Detto ciò, c’è un dato molto rilevante che ci viene dagli Stati Uniti. Ogni anno, a maggio, i broadcaster d’oltreoceano incontrano inserzionisti pubblicitari e stampa per presentare le novità autunnali. L’evento dura due settimane e si chiama Upfronts. Ebbene, quest’anno agli Upfronts è stata annunciata la chiusura di una serie sorprendente di show. Sorprendente non per il numero (che è sempre alto), ma perché ha riguardato telefilm ritenuti di successo per il tradizionale metodo di valutazione degli ascolti televisivi ottenuti. La ragione che ha portato alla loro cancellazione è semplice: non sono appetibili per gli spettatori fra i 18 e i 49 anni, il target più giovane e interessante per i pubblicitari. Ecco quindi che i Social Network, capaci di intercettare proprio quel pubblico, diventano cruciali anche nell’ottica di ripensare i palinsesti tv.”

“Questo è senz’altro un trend in crescita, un criterio di rilevazione che sarà presto adottato anche dal mondo televisivo italiano e che determinerà nuovi metri di giudizio per scegliere cosa produrre, cosa mandare in onda, a che ora – valutazioni oggi fondate esclusivamente sull’Auditel. Poi, è ovvio che ci sia anche una componente di moda e di autoreferenzialità, ma è innegabile che il mezzo agevoli la condivisione e la diffusione delle conoscenze e, quindi, dei contenuti.”

3. Ha detto che negli USA i palinsesti sono concepiti per il web 2.0, mentre in Italia prevale uso riduttivo e strumentale. Quali sono gli esempi di eccellenza oltreoceano?

“Sono rimasto particolarmente affascinato dal dibattito politico della ABC in occasione dei caucus dell’Iowa. Per l’evento, la rete televisiva ha stretto un accordo con Yahoo! per integrare, personalizzandone i contenuti, la loro applicazione di secondo schermo “IntoNow” nel corso della diretta televisiva.”

“IntoNow – rilevata da Yahoo! per un importo tenuto segreto, ma stimato in decine di milioni di dollari – è un’applicazione per smartphone e tablet che riconosce il programma tv in pochi secondi e dà accesso diretto ad una serie di contenuti online aggregati riguardanti il programma: lo stream di tweet raggruppati per sotto-argomenti, video, foto, notizie, etc.

L’accordo fra ABC e Yahoo! prevedeva che IntoNow potesse dare accesso anche a indagini di opinione, tramite le quali gli spettatori potevano esprimere in diretta il proprio grado di soddisfazione rispetto alle risposte dei politici.

Molte volte, nel corso del dibattito, i presentatori hanno quindi invitato i candidati del Partito Repubblicano a voler integrare le proprie risposte sulla base di quanto emergeva dall’interazione con gli spettatori.”

4. Lei ritiene che anche in Italia la Social TV sia più vicina di quanto pensiamo. Ha citato #agorarai e #piazzapulita, in particolare il caso #askmonti con le domande da Twitter al Premier. Negli ultimi mesi ci sono altri casi che l’hanno positivamente colpita in termini di social engagement? E perché?

I”l programma televisivo che per primo in assoluto in Italia ha introdotto i tweet in sovraimpressione nel corso della diretta è stato Exit, condotto da Ilaria D’Amico su La7, che ricordiamo anche per aver inaugurato la diretta tweet dalla Camera con @andreasarubbi.”

“Poi, limitandoci alla tv generalista, è stata la volta di Agorà (Rai3) che ha personalizzato l’approccio alla social tv. Complice anche il fatto che il programma è in onda ad un orario “poco giovane”, Vianello, con la complicità di Antonio Sofi (aka @webgol), ha optato per un doppia soluzione. Da un lato, la partecipazione di ospiti in diretta via Skype o webcam. Dall’altro, i tweet non vengono trasmessi sullo schermo in tempo reale ma vengono spesso utilizzati, dagli autori e dal conduttore, per integrare e affinare i contenuti, rendendoli così “accessibili” ad un pubblico più ampio.

L’esempio più noto è accaduto qualche settimana fa, quando Vianello commentando in diretta gli eventi di cronaca che avevano investito la vicepresidente del Senato, Rosy Mauro, e il suo caposcorta, ha indicato quest’ultimo come suo “compagno”. La senatrice Anna Paola Concia, che seguiva la trasmissione, ha subito twittato a Vianello facendogli notare l’uso improprio del termine, alla luce della smentita relazione fra la Mauro e il suo caposcorta. Vianello, allertato dagli autori, è subito intervenuto per scusarsi in diretta.”

“Anche Gianluigi Paragone non ha voluto rinunciare alla dimensione “social”, nonostante il suo programma, L’Ultima Parola (su Rai2), non sia in diretta. A questo ha ovviato invitando a partecipare in studio diversi tweep. Ma è naturale che la frontiera dell’interazione richieda la diretta televisiva.”

“L’ha capito Corrado Formigli che con Piazza Pulita ha raccolto l’eredità di Exit ampliandola, anche grazie all’impegno di una squadra autorale innovativa. A Mariano Cirino e Alessandro Sortino, già perni di Exit, ha affiancato Vittorio Zincone, anch’egli brillante. Ecco, Formigli ha deciso di fare un passo avanti, prima aumentando i tweet in sovrimpressione, poi addirittura rivolgendo al Presidente del Consiglio Monti le domande arrivate via twitter attraverso l’hashtag #askmonti. L’esperimento, che risale a qualche sera fa, è nato estemporaneamente ed è ancora in fase embrionale, ma Formigli crede nei social media e sono certo che proseguirà su questa strada.”

5. Per questi o altri programmi televisivi (ad esempio #sanremo o #ilpiùgrandespettacolodopoilweekend), é stato possibile dimostrare una reale corrispondenza tra engagement sui social network e curve dell’audience?

“Non essendo i social network (ancora) rappresentativi della popolazione, né della popolazione che guarda la tv, non sono in grado – oggi – di darci una misura efficace delle audience.

Quello che rileviamo, invece, è che i picchi di ascolto seguono quasi sempre i picchi di interazione sui Social Network durante la diretta della trasmissione, come se la composizione degli utenti di Twitter fosse tendenzialmente sovrapposta a quella degli spettatori. Questo è un fenomeno che trova conferma anche dalle analisi che abbiamo effettuato su “Quello che non ho” (#qchenonho).

Aggiungo che, secondo uno studio di Nielsen e McKinsey, negli Stati Uniti esiste una corrispondenza evidente e diretta tra esplosione del social buzz e incremento dell’audience, in particolare per tre categorie chiave: gli adolescenti 12/17 anni, i giovani adulti 18/34 anni e le donne. Immagino osserveremo gli stessi trend presto anche qui in Italia.”

6. Di recente ho partecipato all’iniziativa “#WIDG – La TV che vorrei” dove insieme ad altri blogger abbiamo proposto di non misurare la TV solo sugli ascolti ma soprattutto sull’apprezzamento della qualità dei programmi. In questo social network e blog possono fungere da indice di gradimento e panel spontaneo per migliorarsi costantemente. La TV italiana é pronta a confrontarsi senza più filtri con il telespettatore?

“Sicuramente il gradimento può entrare a far parte della misurazione qualitativa di un programma, anche se il mercato continuerà ad aver bisogno di metriche quantitative. D’altra parte già nel 2008 un noto ricercatore statunitense, Henry Jenkins, affermava che “a show with a high level of engagement may be a better investment than a program with higher overall ratings but only superficial audience interest”.

Questo perchè gli spettatori della new tv sono maggiormente interconnessi, attivi, fidelizzati (e fidelizzabili) e, a buon bisogno, sanno farsi sentire. Ecco perchè rappresentano un valore aggiunto per il broadcaster. È la rivincita delle fandom, un tempo relegate a parlarsi tra loro in luoghi (fisici o virtuali) appartati e isolati, oggi sotto i riflettori al centro del palco.

In un mondo ideale, poi, l’eccellenza televisiva dovrebbe rappresentare un’evoluzione del concetto di qualità, ingloba dinamicamente in un’unica misura il livello di soddisfazione di tutti gli stakeholder, il livello di innovazione e le performance economico-finanziarie dell’azienda.”

7. Dopo l’ingresso di Fiorello su Twitter a settembre, molti altri personaggi televisivi l’hanno seguito, salvo poi cancellarsi o consegnare l’account nelle mani di uno staff (n.d.r. si vedano i casi Rudy Zerbi e Michelle Hunziker). Anche questo dimostra un approccio strumentale – spesso di breve termine – volto a cavalcare l’onda per ottenere ulteriore visibilità. Se i presentatori TV non capiscono fino in fondo le potenzialità di Twitter, come possono utilizzarle al meglio in TV?

“Prima ancora che il conduttore è il broadcaster che deve comprendere le potenzialità dei nuovi strumenti di comunicazione, trasferendone la filosofia alle squadre autorali, agli uffici di comunicazione e marketing. In questo senso, il conduttore – anche se non sia convinto delle potenzialità dei nuovi mezzi – sarà di fatto costretto costretto a farli propri in una logica di squadra.

L’esempio della campagna della CBS è emblematica. La rete americana, infatti, ha realizzato due Twitter Week, coinvolgendo le sue star di punta in varie sessioni di microblogging, e una Social Sweeps Week per preparare il pubblico agli stravolgimenti di storyline tipici delle settimane autunnali. Inoltre, ha lanciato una piattaforma social, CBS Connect, con l’obiettivo di creare un social hub che connetta i fan tra di loro e con le star della rete, chiamate ad interagire online con le fandom. Ecco cosa intendo per ‘logica di squadra’.”

8. Forse aiuterebbe un po’ di rinnovamento grazie a talent scout 2.0 che scovino sul web personaggi capaci di parlare e intrattenere con i tempi, il linguaggio e le esigenze della rete. Esistono già esempi eccellenti come Zoro, Willwoosh, Mente Contorta e Clio Make Up. Non ritiene che si debba e si possa fare di più?

“Google ha confermato pochi giorni fa di aver acquisito il 15% della società proprietaria di Machinima, spendendo la bellezza di 35 milioni di dollari. La valutazione di Machinima nel suo complesso è quindi di 190 milioni di dollari. Ed è bene ricordare che non si tratta di un caso isolato.

Perché lo racconto? Perché ho l’impressione che le cosiddette webstar italiane al momento abbiano fretta di arrivare in tv, rischiando così di perdere naturalezza e di sacrificare la creatività. Forse i talenti web-nativi dovrebbero credere di più nella loro specificità, nel loro target (che è in continua espansione), confidando un po’ di più nelle opportunità che gli riserva l’avvicinamento, sempre più veloce, dell’era della convergenza cross-mediale. Insomma, la tv sì, ma a tempo debito.”

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