Narcisismo digitale e netdipendenza. Piacere e rischio di stare al centro della web-attenzione
Stefano Chiarazzo
Qualche settimana fa’ ho rilasciato una breve intervista a Maria Luisa Spera, tesista del Prof. Giovanni Boccia Artieri, che nei prossimi mesi conseguirà la laurea in Comunicazione Pubblicitaria con un lavoro sperimentale sul narcisismo digitale e la netdipendenza. Ecco di seguito il mio parere sull’argomento.

 

1. Da quanto tempo sei nella blogosfera e che cosa ti ha affascinato della dimensione “online” per incentivarti ad entrare?

Leggevo diversi blog, soprattutto d’opinione. Rispetto ai media mi piaceva la maggiore libertà di esporre il proprio punto di vista, senza linee editoriali dettate da altri.

Dietro un blog c’è sempre una persona comune, che scrive di argomenti che lo appassionano arricchendoli con il proprio vissuto, idee e valori. Il blogger può dire ciò che vuole ma risponde personalmente di ciò che dice. Sa che non potrà piacere a tutti e che non è esente da critiche, ma proprio per questo ama la rete. Ama la rete perchè permette un maggiore scambio di idee e informazioni, dialogo e confronto. Ed è proprio questa dimensione sociale della blogosfera, unita alla mia passione per la scrittura, che mi ha spinto ad aprire Pubblico Delirio ormai più di 2 anni fa’. Per la scelta dell’argomento, la mia curiosità ha fatto il resto.”

2. In che modo credi che il blog serva per sentirsi al centro della “web attenzione”?

“Sicuramente, è inutile negarlo, esiste una dimensione esibizionista e narcisista nell’avere una buona visibilità sul web, che tu sia un blogger, una Twitstar o una celebrità di YouTube. Sapere di essere seguito da migliaia di persone e ricevere i complimenti da lettori e altri blogger non può che fare piacere. Ma la vera soddisfazione è sapere che tutto ciò succede perché fai ciò che ti piace e che, se sei apprezzato, è perché riesci a trasmettere la tua passione e divertimento.”

3. In che modo ritieni che un blogger abbia bisogno degli altri utenti (lettori che commentano, chiedono consigli, criticano, ecc.) nel suo essere blogger?

“La dimensione sociale è essenziale per noi blogger. Ormai i commenti sul blog e le e-mail sono sempre più sostituiti dall’interazione con i lettori, gli altri blogger e le aziende su altre piattaforme, primi tra tutti Facebook e Twitter. Scrivere un post sul blog è solo il punto di partenza. Il bello inizia quando le persone lo condividono con i propri amici su FB o lo retwittano. O quando un altro blogger lo linka consigliandolo così ai suoi lettori. O ancora, quando ti rendi conto che il tuo post accende una discussione su un forum che non ti aspetti. Tutti comportamenti che valorizzano il tuo lavoro e ti spingono a continuare a scrivere. Bloggare è un hobby molto dispendioso in termini di tempo e costanza, che non potrebbe essere portato avanti senza l’adeguata passione e apprezzamento da parte dei lettori.”

4. Come valuti la tua reputazione in Rete? Utilizzi classifiche? In che modo?

“Ho iniziato a scrivere senza alcuna velleità di diventare una webstar. Per me Pubblico Delirio è nato come uno sfogo, un posto tutto mio dove fare dello svago un hobby. Per questo ritengo la mia attuale reputazione e popolarità in rete sopra le aspettative. Ogni mese migliaia di persone mi seguono sul blog e su Facebook, ho un buon network di blogger con cui interagisco abitualmente sui social network e dal vivo e vengo spesso contattato da agenzie di comunicazione e aziende. Penso che le classifiche lascino il tempo che trovano ma anche lì non vado male (a marzo ho raggiunto la 582° posizione su Wikio). La visibilità sul web mi ha portato anche soddisfazioni offline come la recensione di Idea Web e l’intervista del mese scorso in diretta sulla rete La3 di Sky.”

5. Credi che esistano fenomeni di netdipendenza, legati alla blogosfera? Di che tipo?

“In generale penso che internet abbia regalato a tutti noi un più facile accesso alle informazioni, un intrattenimento molto targettizzato e un ottimo strumento di condivisione e confronto. E’ sicuramente un’arma a doppio taglio che sta diventando assai più pericolosa con la convergenza digitale offerta dalle nuove tecnologie. Possiamo ormai navigare, oltre che dal computer, dal cellulare, dai pad e dalla TV con il vantaggio e svantaggio di essere sempre connessi. Credo che il rischio di dipendenza, soprattutto da giochi online e social network, non sia così basso come sembra. A volte mi chiedo come sia possibile che a qualunque ora mi connetta vedo post o tweet recentissimi sempre delle stesse persone. Ovviamente l’entità del rischio dipende dal proprio personale approccio alla rete. I blogger sono sicuramente dotati di una cultura digitale in stadio avanzato, quindi passano più tempo online rispetto alla media. Ora che ci penso forse sono anch’io netdipendente ma, qui lo dico e qui lo nego, smetto quando voglio!”

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