Web Radio Camp, il primo campus sulle web radio del presente e del futuro
Stefano Chiarazzo

Web_Radio_Camp

Sono passati più di due mesi ma è ancora forte il ricordo del primo Web Radio Camp, evento che ho avuto il piacere di organizzare insieme ai ragazzi dell’associazione Mirtorock e che si è svolto lo scorso 2 agosto a Mirto in provincia di Messina. Una grandissima mano ci è stata data da Tonia Maffeo, country manager di Spreaker, la cui collaborazione si è rivelata centrale per la perfetta riuscita dell’evento. Ma andiamo con ordine.

Il Web Radio Camp nasce dalla voglia di indagare in maniera più approfondita il fenomeno delle web radio che, soprattutto dall’avvento della banda larga stanno prendendo sempre più piede. L’intento di Luca Li Voti (l’ideatore dell’iniziativa) era quello di fornire degli strumenti utili e concreti a chiunque volesse aprire una web radio. Da qui il coinvolgimento di Spreaker, che ha nella capacità d’uso il vero segreto del suo successo. Una piattaforma che conta circa 3 milioni di utenti e che ha il merito di aver reso accessibile a tutti il mondo della radiofonia. Non ho scritto a caso questa frase, perché se dico tutti, mi riferisco proprio a tutti: principianti ma anche professionisti.

È il caso di Alessio Bertallot, invitato al Web Radio Camp per raccontare l’esperienza di Casa Bertallot. Quella di Alessio è, per dirla con le parole di Tonia, «l’esperienza Spreaker per eccellenza». E il racconto fatto quel pomeriggio da Alessio (che potete ascoltare qui) è partito elogiando proprio la facilità d’uso della piattaforma (che gli ha consentito di riorganizzare in soli 4 giorni tutto il materiale che avrebbe dovuto usare per la trasmissione pensata per RadioRAI). Successivamente il dj ha spaziato molto liberamente raccontando di sé, del suo modo di interpretare il ruolo dell’autore radiofonico e del suo rapporto con il pubblico. Molto del successo di Casa Bertallot deriva da questo ultimo punto. Al di là della dimostrazione concreta che i fan di Bertallot hanno dimostrato durante la campagna di crowdfunding per finanziare il programma (il progetto ha raccolto più della somma preventivata su Musicraiser), Alessio Bertallot ha sottolineato quanto in questi anni lui abbia lavorato per guadagnarsi la fiducia e la stima del suo pubblico. E forse il segreto sta nel costante dialogo che lui ha con le persone all’ascolto, che arriva addirittura alla costruzione di una scaletta condivisa con gli ascoltatori nel cosiddetto Back 2 Back.

Passando a un livello più generico poi, Alessio ha definito molto nettamente il ruolo delle web radio all’interno del panorama odierno. Esse non sono altro che un filtro di tutta la mole di contenuti che ogni giorno la rete propone in modo confuso e frastagliato. Attenzione, la stessa cosa si potrebbe dire di un qualsiasi operatore culturale, ma le web radio, proprio perché vivono e si sviluppano dentro la rete hanno forse una responsabilità maggiore.

Ideologicamente diversa ma altrettanto significativa è stata anche l’esperienza di una storica radio italiana, che dal 1976 (anno della sua nascita) cerca di interpretare al meglio le esigenze della sua comunità di riferimento. Proprio in questa ottica nel 2001 l’emittente ha deciso di spegnere il segnale in FM e da allora trasmette solo sul web. Mi riferisco a Radio Sherwood e l’excursus che ha portato gli editori a questa scelta è stato raccontato da uno di loro, Marco Maschietto. La decisione di spostare tutto sul web – ha spiegato Marco – ha coinciso con la volontà di superare i confini radiofonici, per coinvolgere – grazie alla rete – gli ascoltatori in vari progetti. Un abbattimento totale delle barriere, che parte dalla radio (mezzo caldo per eccellenza) e trova il suo naturale sfogo nella vita reale, grazie alla mediazione del web.

Come scrivevo in precedenza, il campus aveva soprattutto un scopo didattico. Proprio per questo motivo oltre alle esperienze di Alessio e Radio Sherwood, abbiamo ritenuto opportuno trattare anche il tema della tutela del diritto d’autore, argomento quanto mai spinoso, soprattutto in ambito web. Per fare un po’ di chiarezza ci siamo rivolti a un esperto del calibro di Simone Aliprandi, che forse i più conoscono per la rubrica Chiedilo all’avvocato di Rockit, e che in realtà fa un sacco di altre cose (tutte elencate qui). Grazie a Simone siamo riusciti a avere una brevissima panoramica dello stato dell’arte del diritto d’autore: quali sono gli accorgimenti da tenere in considerazione per non finire nei guai e quali le soluzioni che la rete ha fino ad ora trovato (in attesa che anche la legislazione si metta al passo coi tempi).

Se volessimo trarre delle conclusioni di questa prima edizione del Web Radio Camp possiamo tranquillamente affermare che uno degli elementi caratterizzanti di una radio on-line è certamente la componente social. Un aspetto che, data la natura del mezzo, assume un ruolo tutt’altro che marginale. Delle due esperienze di radio che sono state raccontate a Mirto infatti, il rapporto con il pubblico ha avuto un ruolo centrale nell’evoluzione dei due progetti. Seppur in maniera diversa, è al pubblico che si cerca di arrivare e in questo processo, il connubio tra radio e web sembra essere indissolubile.

Ultima nota, doverosa, va al posto che ha ospitato il campus, e cioè Palazzo Cupane, sede del Museo del costume e della moda siciliana. Una location da togliere il fiato, che ci ha permesso di discutere di una cosa bella come la radio immersi in centinaia di stupendi abiti ricchi di storia.