Comunicazione politica 2.0. Le elezioni 2013 sui social network
Stefano Chiarazzo
I candidati premier per le elezioni del 2013 sui social network
La campagna elettorale per le Politiche 2013 è in dirittura d’arrivo: il 24 e 25 febbraio si vota. Tra sondaggi, confronti a distanza e possibili alleanze fervono le attività dei candidati, anche sui social network.

Settimana scorsa avevamo iniziato a parlare di “Internet come strumento di democrazia partecipativa” con tre professionisti della comunicazione politica:

  • Dino Amenduni: responsabile nuovi media e consulente di comunicazione politica dell’agenzia Proforma, cura la comunicazione politica di Nichi Vendola;
  • Roberto Rao: deputato UDC, portavoce da sempre di Pier Ferdinando Casini;
  • Luigi Crespi: vent’anni da sondaggista politico, oggi consulente per l’agenzia Spin-Network, segue tra gli altri il sindaco di Roma Gianni Alemanno.

Oggi i tre comunicatori politici si confronteranno sull’uso dei social media per accorciare le distanze con l’elettorato. Dialogo e feedback continuo, partecipazione attiva ma anche maggior esposizione alla critica e alla satira. Come affrontare al meglio questa sfida del web?

SECONDA PARTE: SOCIAL NETWORK E POLITICA

Gli italiani amano sempre meno la politica e i partiti tradizionali. La sensazione è che il web partecipativo possa contribuire a invertire questa tendenza riavvicinando i cittadini e, in particolare, i giovani alla politica. Come affrontare al meglio questo rischio/opportunità?

Amenduni:
“Serve un cambio di modo di fare politica. Il web è solo un altro luogo dove manifestare questo cambiamento, ma se manca la volontà politica di cambiare, il web da solo non farà miracoli. Per riavvicinare cittadini e politica serve fare le cose che si promettono, dare risposte all’opinione pubblica e agli elettori, non sprecare denaro pubblico, aprire le porte dei partiti, creare occasioni per la partecipazione e la discussione politica. Senza questa disposizione al cambiamento, il web non offrirà nessun risultato in termini di riavvicinamento: infatti la fiducia nei partiti continua a scendere nonostante Facebook.”

Rao:
“Non si riavvicinano gli elettori alla politica con qualche commento su un blog o qualche like o RT. I delusi della politica si riconquistano con la politica (di cui la comunicazione, in questo caso sui social, è una componente preparatoria e diffusoria): torniamo a parlare con il linguaggio della verità, anziché con quello delle false promesse. E, anche se non è sempre facile farlo in soli 140 caratteri, i social vanno usati a questo scopo.”

Crespi:
“Vedi, dai per scontato cose che non lo sono… E te ne renderai conto fra qualche giorno nelle urne, tutti a sbraitare di anti politica e poi in fila davanti alle urne. Allucinazioni mediatiche alimentate da intellettuali senza idee.”

In un paese dove i media tradizionali, televisione in primis, giocano ancora un ruolo fondamentale, qual è il contributo dei social media all’interno di una strategia integrata di ricerca del consenso? Cosa sta cambiando, in particolare, con l’avvento della social TV?

Amenduni:
“I social media non si sostituiscono alla TV, non fosse altro per la inalterata penetrazione del mezzo televisivo, che in questi anni non ha affatto risentito dell’avanzata di Facebook e Twitter. Cambia piuttosto l’esperienza di visione di questi programmi, la possibilità di condividere pensieri su ciò che succede in onda e i momenti cruciali di un programma televisivo possono essere discussi e rielaborati nelle ore, persino nei giorni successivi alla messa in onda. I social media, paradossalmente, arricchiscono l’esperienza televisiva invece di rappresentare un competitor della televisione.”

Rao:
“In Italia, il processo evolutivo che porterà la televisione tradizionale ad essere sostituita da palinsesti personalizzati è ancora all’inizio. La nuova televisione, però, sarà sempre più partecipativa e interattiva, garantendo al pubblico una funzione del tutto inedita. Oggi il ruolo della rete e dei social media all’interno di una strategia di ricerca del consenso è fondamentale, ma presto, con la diffusione di strumenti già utilizzati in altri Paesi, le modalità di fruizione del prodotto televisivo assomiglieranno sempre più a quelle con cui già oggi navighiamo in rete.”

Crespi:
“Molto più lavoro e più controllo sul prodotto e maggiore verifica sulla sua qualità. Cambia il modo con cui crescono le idee e i progetti.”

I social media permettono di accorciare le distanze con i propri sostenitori e instaurare relazioni continuative 1 a 1, creando un senso di appartenenza tale da trasformarli in veri e propri “attivisti” del partito. Come lavorate per acquisire fan e incentivarne la partecipazione?
Amenduni:
“Parlare di ‘acquisire fan’ non ha molto senso se le persone che cliccano su ‘mi piace’ in una pagina non la seguono, non si informano, non commentano, non condividono. E si torna al punto di partenza: serve un cambiamento di cultura politica orientata all’apertura, all’ascolto, al pragmatismo, alla coerenza: i frutti si raccoglieranno ovunque, social media inclusi.”
Rao:
“Se si comunica bene e poi si fa quello che si comunica, i fan arrivano e forse anche i voti. E Twitter ne dà la conferma. Ho l’abitudine di promuovere gli eventi a cui partecipo o le sedute della Camera attraverso dei tweet in cui riporto le frasi chiave dei miei interventi: sono proprio queste le fonti che più stimolano il dibattito e che mi permettono di raggiungere più gente possibile in un minor tempo, ricevere critiche e consensi che mi aiutano a migliorare.”
Crespi:
“Non aspiriamo a creare fan ma elettori ed eletti – la relazione più diffusa influisce sul “prodotto” beneficamente – è più difficile sopravvivere alle proprie inadeguatezze e si muore di stronzate.”Nonostante il grande lavoro di attivazione e il conseguente passaparola e “sentiment” positivo su Facebook e Twitter, anche da parte di molti vip, Matteo Renzi ha perso le primarie del PD con un magro 38,8%. L’esito della campagna ha fatto sorgere molti dubbi sull’efficacia dei social media. Sono già in grado di spostare i voti o, come dicono in molti, solo a cristallizzare posizioni già diffuse tra gli elettori?

Amenduni:
“Parlare di “spostare voti” è a mio avviso improprio. I social media permettono ai militanti, agli attivisti, ai semplici cittadini di informarsi e informare attraverso quelle piattaforme. Sono una sorta di cassetta degli attrezzi, più che un meccanismo diretto di persuasione. Quanto più un candidato offre gli strumenti con cui i propri sostenitori possono costruire una propria campagna ‘su misura’, tanto più i sostenitori saranno persuasivi e convinceranno qualcuno a votare per il candidato sostenuto. I social media non spostano voti ma mettono i cittadini nelle condizioni di poter spostare voti per te.”

Rao:
“Andrei cauto sul definire “magro” il risultato di Renzi, però questo dimostra che non esiste un potere assoluto di creazione del consenso in Rete. Quello si fonda, ancora oggi, sull’efficacia della propria proposta politica e sulla coerenza tra quello che si dice e quello che poi si realizza. Sul web si assiste il più delle volte esattamente alla cristallizzazione e ripetizione di posizioni già interiorizzate e assimilate. Chi va oltre apre il confronto e si mette in discussione.”

Crespi:
“Poco, soprattutto per uno come Renzi che li ha usati in modo unidirezionale come se fosse un media tradizionale. Esattamente come sta facendo Berlusconi o Bersani, ma loro non hanno 38 anni.”

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Leggi la terza e ultima puntata “Le strategie dei candidati sui social network“.
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